La bella mostra curata, anche quest’anno, da Giandomenico Romanelli per Palazzo Roverella a Rovigo, in realtà s’intitola: IL DEMONE DELLA MODERNITA’, ma l’assonanza con il notorio titolo di Poe, mi è sembrata appropriata per questa bella esposizione di PITTORI VISIONARI ALL’ALBA DEL SECOLO BREVE, come recita il sottotitolo della rassegna.
Corredata da un ottimo e maneggevole catalogo edito da Marsilio, rimarrà aperta al pubblico fino al 14 giugno. Ci sono nomi notissimi ed altri meno, alcuni semi sconosciuti, e fra questi, alcune straordinarie sorprese. Le suggestioni sono molte e le evocazioni molteplici. Ci sono temi ricorrenti ed ossessioni condivise, ma soprattutto un’inquietudine continua che permea queste opere e ciò che riflettono delle anime profonde che le hanno realizzate, come la cupezza delle atmosfere che vivevano. Penso che quella in cui stiamo vivendo noi proprio in questi giorni, possa aiutarci a comprendere le loro angosce affiorate dal profondo. Figure archetipiche si affiancano a miti ed allegorie, rivisitazioni fantasiose, talaltra corrusche, che siano di Gustave Moreau come di Odilon Redon, di Max Klinger come di Franz von Stuck.
La passeggiata psicoanalitica è appassionante fra incisioni e tele, donne diavolo accanto a santi più o meno macerati, peccatrici assassine e dèmoni fascinosi, creature fantastiche e paesaggi fiabeschi, aurore idilliache e notti da tregenda, non manca nulla, il luna park delle emozioni non dà tregua, e sono emozioni molto forti ed evocazioni di altissimo livello come lo straordinario LUCIFERO di von Stuck, possente come il Pensatore di Rodin, dantesco per giusta ascendenza e dallo sguardo magnetico. Gli animali fantasiosi e lo straordinario BACCANALE di Leo Putz, in cui un giaguaro , un orso bianco, una pantera ed un orso bruno, aggrediscono altrettante bellone… non certo con mire sanguinarie!
IL TRIONFO DELLE TENEBRE di Sasha Schneider è abitato da un Cristo deposto visto di profilo, in orizzontale, e subito dietro di lui un Lucifero, più che trionfante, pensoso, che guarda il corpo esanime del suo nemico sconfitto, su un tavolo come alla morgue, quasi monocromo, i due corpi raffrontati: l’uno apparentemente morto, l’altro, possente, apparentemente vivo. Man mano ci si avvicina al conflitto mondiale, le “fantasie” s’incupiscono, il demoni si agitano di fremiti sanguinari, come nelle cartoline e nelle incisioni di Alberto Martini. Mostri risalgono dalle viscere della terra, ma più ancora, dall’inconscio, paure ancestrali si materializzano e prendono corpo come nel GRIDO DI GUERRA, ancora di Schneider, già del 1921 e nelle opere di Oskar Zwintscher (LUTTO del 1898 e MORTO IN RIVA AL MARE-PIETA’ del 1913).
In conclusione le visioni urbane stravolte e demoniache di Gennaro Favai, nell’ultima sala insieme a spezzoni di cinema espressionista.
(17 febbraio 2015)
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