Il nostro terzo itinerario fra arte ed architettura ci porta nelle suggestive stanze di Palazzo Rossini( vicino a campo Manin) per visitare: THIRTY LIGHT YEARS – STAGING CHINESE ART, che propone diversi artisti, ognuno con la sua personalità, in un accordo raggiunto nel luogo, pur nella loro grande diversità. A poca distanza, al primo piano di Palazzo Bembo: LEARN FROM MASTERS che ha una sua vicinanza con l’esposizione appena citata, e con altre di cui parlerò. Definire ciò che vedo suggestivo è poco, per questo succedersi di stanze dalle luci tenui e perfette in cui ogni artista ha scelto un maestro antico di riferimento per riprenderne con la propria sensibilità gli stilemi.Ogni ambiente è uno studio d’artista con tavoli, oggetti, grandi fogli dipinti su carta, armadi con volumi, calami, pennelli, inchiostri pronti per l’uso ispirato del pittore.
Poco lontano, una sorpresa la possibilità di entrare a Palazzo Ca’ Faccanon, ancora mai aperto al pubblico, dove, solo fino al 4 agosto, Shangai Himalayas Museum propone: HUMANISTIC NATURE AND SOCIETY (SHAN sHUI)- AN INSIGHT INTO THE NATURE. Veramente da non perdere.
Il padiglione di S.Marino, in tre sedi differenti costituisce un esempio di scelta tipica di questa edizione della Biennale: un paese presenta artisti di un’altra nazionalità, molto spesso, con risultati di grande interesse. Nei chiostri dell’ex convento di San Salvador, cui si accede da Campo S.Salvador; all’Ateneo Veneto in Campo San Fantin, accanto al Teatro La Fenice; a Palazzo Rota Ivancich, in calle del Remedio, poco lontano da Campo S.Maria Formosa: artisti cinesi ed italiani a confronto con effetti notevoli.Il titolo generale del progetto è: FRIENDSHIP PROJECT.
A Palazzo Pisani S.Marina, ovviamente all’ultimo piano di ripide scale, il suggestivo padiglione della Croazia, un lavoro di Damir Ocko dal titolo: STUDIES ON SHIVERING, THE THIRD DEGREE. A Ca’Asi, LA MAISON COMMUNE, d’Architecture Commune à Venise, poco lontano, in Campiello S.Maria Nuova, ad un passo dalla Chiesa di Santa Maria dei Miracoli, un bel lavoro intitolato: VILLES AFRICAINES EN MOUVEMENT, sino al 30 agosto. Immagini, video, luoghi, persone. Arrivando a Ca’ D’oro s’incontra PLESSI IN VENICE:PLESSI LIQUID LIFE CA’D’ORO, Il flusso della memoria, 1000 progetti.
Un fiume elettronico scorre in mezzo a centinaia di disegni e di “sogni del maestro”. La seconda sezione del lavoro: PLESSI LIQUID LIGHT ARSENALE, suggestivissima, la descriverò parlando di quella zona della città. A Palazzo Mora, su Strada Nuova, la meraviglia dei tre piani ricchissimi di stimoli: sculture, dipinti, installazioni, video per PERSONAL STRUCTURES, Crossing Borders. In alto tre padiglioni nazionali: Filippine, Mongolia Seychelles.
A Palazzo Correr, poco più in là, sede dell’Istituto Rumeno di Cultura, il padiglione della Romania che presenta: SACRIFACE di Mihai Topescu, uno studio concettuale che parte dalle forme, anche brancusiane – a detta dell’artista – con ascendenze storiografiche e studi di materiali particolarmente accurati. In una piccola stanza: video, sculture, prove d’artista e l’artista stesso in carne ed ossa ch’è un’opera d’arte di suo, con la sua aria da patriarca alternativo, colto e signorile, introspettivo e viscerale. Sua una serie di belle teste ch’è esposta al secondo piano di a Palazzo Bembo, gemello di Palazzo Mora e seconda sede della mostra appena citata.
Dal rio di Cannaregio, poco lontano dal Ghetto, portandosi in Calle S.Giovanni, si raggiunge il gigantesco padiglione dell’Iran, THE GREAT GAME (artisti da Iran, India, Pakistan, Afghanistan, Iraq, Repubbliche Centro Asiatiche, Kurdistan), una piccola Biennale nella Biennale, come ce ne sono altre, ma questa è ufficiale! Una vecchia fabbrica fatiscente ricchissima di stimoli, provocazioni, suggestioni, ed una “guardasala” in abiti tradizionali che, però, è italiana. Arrivati in Campo S. Geremia, a Palazzo Flangini, al primo piano, il padiglione delle Isole Mauritius, ed al piano terra belle installazioni e video della russa Lena Liv, nell’interpretazione della danzatrice e coreografa Lindy Nsingo.
A conclusione del lungo percorso, passiamo il Ponte degli Scalzi e raggiungiamo Rio Marin, dove nel meraviglioso giardino di Palazzo Soranzo Cappello ci attende un tripudio di verde e di fiori, statue antiche, tranquillità concentrativa e quarantadue magnifiche sculture di Roberto Sebastian Matta, straordinari bronzi che occhieggiano, fanno capolino fra i vialetti, troneggiano negli spazi centrali. Imperdibile. Aperta fino al 15 Ottobre.
Per la comprensione: quando non sono indicate date di chiusura, si intende che la mostra chiderà il 22 novembre, come la maggior parte degli eventi della Biennale. Generalmente le chiusure settimanali sono al lunedì, ma non sempre, per cui conviene affidarsi alle guide pubblicate dalle molte riviste e disponibili in pratici pieghevoli.
(26 maggio 2015)
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