Ecco, parliamo di piedi: arti involontariamente dimenticati in fondo ad una scarpa, i nostri migliori amici quando si tratta di camminare, correre e fare tutto ciò che concerne il movimento. Basta così? No, magari può diventare una professione, il calciatore, quella più nota in cui i piedi hanno certamente più dignità e attenzione. E il resto? Son piedi, quale resto? Eppure anche i piedi possono diventare uno strumento artistico ed espressivo. Ci sono attori che sanno recitare dal busto in su, ma c’è un artista, Monsieur David, che riesce perfettamente a padroneggiare la parte dal busto in giù costruendo interi spettacoli su questa abilità. Sullo sfondo affascinante di Castel Sant’Angelo – la nuova location del Roma Fringe Festival – vediamo ergersi quei due piedi, prendere vita e forma, in una “sostenibile” drammaturgia figurativa. E ci è concesso emozionarci restando stupefatti e affascinati per uno spettacolo che sembra nato per un pubblico di bambini?
Alla fine le storie sono molto semplici, un volo all’interno di fantasie minime, ma è la qualità espressiva e mimica con cui Monsieur David riesce a costruire questo viaggio di spensieratezza che conferiscono alle stesse spessore artistico. Perfettamente accordati alla musica, i movimenti si sviluppano con una precisione millimetrica, rivelando ad un pubblico allenato l’intenso lavoro sul corpo che porta a produrre queste brevi ma significative performance. Molto apprezzato anche l’intermezzo dell’elegante Federica Gumina, la quale si è esibita a metà spettacolo con un solitario e intimo tango, sebbene ancora difficile ci riesce la sua collocazione all’interno della rappresentazione.
Non riusciamo a capire se ridano più gli adulti o i tanti bambini presenti. Per un adulto è certamente una riscoperta del gioco, del lazzo, del sogno sospeso dalla responsabilità d’essere grandi, un modo per riscoprire emozioni primordiali e riattivare i motori di una fantasia ingolfata. Sì, perché forse lo sforzo vero non è quello creatore di Monsieur David, ma quello dell’adulto che deve credere e reinventare un linguaggio che forse ha rimosso, tornando a meravigliarsi. Forse le risate nascondono proprio quello, il solletico che ci provoca all’anima tornare a meravigliarci per qualcosa.
(3 giugno 2015)
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