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De Chirico a Ferrara tra Metafisica e Avanguardie. Emilio Campanella c’è già stato

De Chirico Ferrara 00di Emilio Campanella

 

 

 

Da non perdere assolutamente questa nuova selva avventurosa proposta da Palazzo dei Diamanti di Ferrara, ed in cui ci si può inoltrare fino al 28 febbraio 2016, (dal 18 marzo al 3 luglio sarà alla Staatsgalerie di Stoccarda che coproduce la manifestazione, insieme con l’Archivio dell’Arte Metafisica di Milano/Berlino). Vista alla presentazione, con gli acuti interventi di Paolo Baldacci, curatore con Gerg Roos, è mostra concentrativa e riflessiva;  visitatori compunti, quadri silenziosi (!) intorno ai pochissimi anni di soggiorno del Pictor Optimus nella città estense. Lasciata Parigi, ed arruolatosi con il fratello -pur amministrativo- si ritrovò addosso le sue somatizzazioni, le sue profonde angosce e fu ricoverato nell’Ospedale Militare per le nevrosi di guerra “Villa del Seminario” poco fuori città.

Altri artisti, come Carrà vi furono ricoverati, e grazie ad uno staff medico particolarmente illuminato, poterono continuare a dipingere. Qui nacquero le tele dechirichiane che vediamo esposte e che nei loro silenti paesaggi urbani mostrano riconoscibilissimi monumenti delle prospettive ferraresi, quando prima gli “esterni” del pittore erano anonimamente ideali e rarefatti.

Ora sono ambientati chiaramente: LE MUSE INQUIETANTI stanno sul loro palcoscenico e sullo sfondo si riconosce il Castello. Tutto diventa quasi ancor più misterioso. Gli abissi prospettici si moltiplicano di mises en abìme pluridimensionali, gli interni e gli esterni si confondono, le presenze, come il tipico pane locale o certi speciali biscotti, gli oggetti quotidiani assumono un’importanza quasi oracolare.

Giorgio De Chirico 00Teatrini ossessivi in cui le cose più sembrano innoque più sono potenzialmente assassine.

Con grande prudenza, precisione e puntualità, la mostra propone graduali allargamenti ad artisti coevi, influenzati da questa pittura: Georg Grosz, Dalì, Morandi soprattutto (ovviamente in maniera tutta sua), De Pisis, Sironi, poi Man Ray e Max Ernst, Raoul Haussman, Oskar Schlemmer, Magritte, ognuno a modo suo avendo assorbito la lezione metafisica ferrarese. In ognuna delle sale campeggia una grande, antica fotografia che riproduce vedute cittadine, in esterno come all’interno (Schifanoia, ad esempio). Comprese nel percorso le presenze di tutti gli artisti citati e la “lotta” dei manichini di Carrà e De Chirico, ma anche di Morandi e di altri.

A conclusione, dopo il bellisimo, accuratissimo catalogo edito da Ferrara Arte, cito IL FIGLIO DELL’ARCHITETTO di Carlo Carrà, 1917/21, Collezione Privata.

Se ne possono vedere di bellissimi e di tutte le dimensioni alla Palazzina di Marfisa d’Este nella mostra: IL MANICHINO e i suoi paesaggi, Una storia quasi metafisica, sino al 13 Marzo 2016.

Dal 7 dicembre, al 21 febbraio 2016 invece “SUL PALCOSCENICO TUTTO E’ MISTERO” Ferrara Metafisica, conferenze, concerti, letture. Fino al 30 gennaio invece FISICA E METAFISICA? La Scienza ai tempi di De Chirico e Carrà, Palazzo Turchi di Bagno e FERRARA META-FISICA D’INVERNO, suggestioni di vario tipo in città (Ens Rationis di Mustafa Sabbagh al Museo Civico di Storia Naturale, LE CITTA’DEL PENSIERO. Quindi un’indagine metafisica di Silvia Camporesi, SUGGESTIONI NEL GHETTO EBRAICO.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(14 novembre 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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