di Fabio Galli
Con Friedrich Nietzsche. Tentativo di labirinto (Feltrinelli, 2023), Susanna Mati propone un’indagine densa e articolata sull’opera del filosofo tedesco, che si distingue per l’abbandono di qualsiasi pretesa di sistematicità in favore di una restituzione ermeneutica fedele alla natura frammentaria, mobile e poetica del suo pensiero. Il titolo stesso prefigura l’impostazione dell’autrice: il labirinto non è soltanto un’immagine del contenuto, ma una precisa scelta metodologica. Non si tratta di ordinare Nietzsche, ma di inoltrarsi con lui nel suo stesso metodo: l’erranza.
Mati si confronta con i nuclei concettuali più emblematici della filosofia nietzschiana – l’eterno ritorno, la trasvalutazione dei valori, la figura dell’oltreuomo, la tensione tra l’apollineo e il dionisiaco – senza mai forzarli in una sintesi risolutiva. Il testo si pone, piuttosto, come un’esperienza speculativa che assume la forma di un percorso a tappe, in cui l’autrice convoca non solo il pensatore, ma anche il poeta, il visionario, il critico della modernità e, non da ultimo, il paziente della propria visione.
Il “labirinto” a cui allude il sottotitolo si configura dunque come figura epistemologica: attraversarlo significa accettare l’idea che il pensiero non possa disporre di una verità ultima, bensì solo di intuizioni, fenditure, aperture. In questo senso, Mati non si limita a “commentare” Nietzsche, ma costruisce un dialogo critico con la sua opera, restituendone le ambiguità e le tensioni senza tentare di ricomporle in un quadro univoco.
La scrittura è colta e precisa, talvolta aforistica, ma non cede mai all’ornamento fine a sé stesso: al contrario, si misura costantemente con la densità concettuale dei testi nietzschiani, offrendo una lettura che si fonda su una solida competenza filologica e su una sensibilità filosofica allenata all’irregolarità dell’autore di Zarathustra. In particolare, Mati valorizza l’aspetto estetico e mitopoietico del pensiero nietzschiano, individuando nell’arte non solo un tema, ma una vera e propria postura epistemologica, che informa il modo stesso di pensare e scrivere di Nietzsche.
Il saggio si segnala anche per la capacità di mettere in dialogo Nietzsche con la contemporaneità, senza ricorrere a trasposizioni forzate o attualizzazioni retoriche. L’autrice mostra come le sue domande – sul senso della storia, sul destino dell’Europa, sul nichilismo, sulla potenza del linguaggio – non abbiano cessato di interrogarci. La crisi del valore, l’erosione delle metafisiche tradizionali, la ricerca di un nuovo ethos sembrano, alla luce di questa lettura, non solo temi novecenteschi, ma urgenze del presente.
Friedrich Nietzsche. Tentativo di labirinto si inserisce così in quella linea interpretativa che rifiuta la reductio sistematica del pensiero nietzschiano, scegliendo piuttosto l’adesione al suo stile, al suo ritmo, alla sua intensità. In tal senso, il libro di Mati si configura come un’opera di pensiero più che un saggio critico: un’operazione in cui la filosofia si fa esercizio, performance e forma.
Pur rivolgendosi a un pubblico colto, il testo mantiene una fruibilità che ne amplia il raggio: non un’introduzione, certo, ma neppure un’opera chiusa in un tecnicismo specialistico. È un libro che chiede al lettore un certo grado di complicità, ma che, in cambio, offre accessi inediti a uno dei pensatori più sfuggenti e radicali della modernità. E che, forse, suggerisce che solo attraversando il labirinto possiamo avvicinarci a ciò che Nietzsche chiamava – senza mai possederla – la verità.
(25 aprile 2025)
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