L’Arte vista da Emilio Campanella, Pittori Muranesi a Conegliano

Altra Cultura

Condividi

Pittori Muranesi 03di Emilio Campanella

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A Conegliano, a Palazzo Sarcinelli, sino al 5 Giugno prossimo, la bellissima mostra: I VIVARINI, Lo splendore della pittura fra Gotico e Rinascimento, terzo capitolo dopo UN CINQUECENTO INQUIETO, e CARPACCIO. Lavoro di studio e di approfondimento, ricerca e scandaglio su un territori,o la sua società, gli artisti che lo hanno animato.

Pittori Muranesi 01Curatore della trilogia è Giandomenico Romanelli che quest’anno raccoglie la sfida di occuparsi di una famiglia di artisti rimasti un po’ in ombra e di comprendere oltreché cercare di spiegare le motivazioni per cui la critica ha sempre considerato bravi artigiani e poco più, Antonio, Bartolomeo ed Alvise Vivarini. Intanto si può dire che soddisfecero quasi esclusivamente committenze religiose, pochi i riratti, alcun soggetto profano, se non di committenza politica, come l’ARCO TRIONFALE DEL DOGE NICCOLO’ TRON del 1471-73 di Alvise, dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Furono attivi nel XV secolo, seguirono il loro stile, senza lasciarsi distrarre dalle pur grosse innovazioni che si muovevano attorno a loro, peraltro è quasi certo che facessero parte dell’Osservanza ed che il loro lavoro fosse rivolto agli ordini ecclesiastici e monastici di quella cerchia. Sotto questa luce, si possono ben comprendere i motivi del rigore formale e di una certa rigidità nell’affrontare i temi prescelti, o piuttosto, imposti.

Veronese, Cena in casa Levi, Gallerie dell'Accademia, Venezia
Veronese, Cena in casa Levi, Gallerie dell’Accademia, Venezia

Fecero comunque percorsi importanti, come dagli studi di Pallucchini: con Giovanni d’Alemagna, a S. Zaccaria a Venezia, nella Cappella Ovetari a Padova alla presenze di “ingombranti” personalità, quali Mantegna e Lippi. Come accennato scelsero un percorso differente da quello belliniano, si diressero verso la cifra di paesaggi visionari. La presenza nella chiesa di S.Giovanni della Bragora a Venezia, l’opera di Amiens. Intanto anche Lotto, Jacopo de’ Barbari, furono quasi sicuramente a bottega da Alvise, fors’anche Marco Basaiti. La mostra è “piccola” e preziosissima, con prestiti da Bari, Capodimonte, Bergamo, Brera, Musei Civici Veneziani e dalla Croazia con il polittico di Parenzo, restaurato a tempo per l’esposizione. Solo trentun opere esposte in modo da creare un percorso oltreché scientificamente coerente, facilmente fruibile anche per un pubblico poco abituato alla pittura del quattrocento che poco a poco si libera dei fondi oro, ed in cui le figure si stagliano con molta forza.

Una famiglia, dunque. Antonio, il padre diventato cognato del collega Giovanni d’Alemagna che ne sposò una sorella, Bartolomeo, un altro fratello, zio di Alvise, figlio di Antonio. E via alla ricerca delle differenze stilistiche, questo il gioco che propongo ai visitatori.

Gioco facile con Alvise che si stacca, essendo più giovane e che ha dei colpi d’ala notevoli, basti pensare all’ultima opera esposta: CRISTO RISORTO, S.Giacomo, Cristo, S.Giovanni Evangelista, 1497-98, Chiesa di S.Giovanni Battista in Bragora, Venezia, con cui si conclude il percorso espositivo. Impossibile non notare il simpatico bambino ciccione della MADONNA IN TRONO IN ADORAZIONE DEL BAMBINO, S.Pietro, S.Michele Arcangelo, Trinità con due angeli ( Polittico della Trinità o Polittico di Scanzo) 1488, di Bartolomeo, ed ancora suo il POLITTICO DI S.AGOSTINO ( Ss.Agostino, Domenico e Lorenzo) in cui lo sguardo di Agostino è di una forza quasi insostenibile, del 1473, dalla Basilica di S.Giovanni e Paolo di Venezia. Dalla Pinacoteca Nazionale di Bologna, L’UOMO DEI DOLORI, del 1449-50, di Antonio.

Irrinunciabile l’agile, documentatissimo catalogo edito da Marsilio, con riproduzioni cromatiche di altissima qualità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(28 febbraio 2016)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©gaiaitalia.com 2016 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

Pubblicità