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L’Arte vista da Emilio Campanella: Sinibaldo Scorza a Genova fino al 4 giugno

di Emilio Campanella

 

 

 

 

 

 

Non c’era ancora mai stata una mostra dedicata a questo pittore, inspiegabilmente, ingiustificatamente trascurato e semidimenticato, seppur presente in collezioni private e pubbliche. Ora la “sua” Genova, che pure lo maltrattò in vita, gli dedica ben due mostre pregevoli e che meritano un viaggio, oltre una monografia/catalogo di tutto rispetto e la prima in assoluto (SAGEP Editori). Si tratta di: Sinibaldo Scorza, Favole e natura all’alba del Barocco, curata da Anna Orlando, a Palazzo della Meridiana, e di Sinibaldo scorza (1589-1631) “Avvezzo a maneggiare la penna dissegnando”, a Palazzo Rosso, entrambe sino al 4 giugno e con biglietto congiunto. Parlerò più diffusamente della prima, in attesa del materiale della seconda, ma esorterò a visitare prima Palazzo della Meridiana, siccome nella mostra di Palazzo Rosso si troveranno disegni preparatori di dipinti appena visti. Il consiglio è specialistico di Piero Boccardo, che con Margherita Priarone cura questa esposizione di novanta disegni, di cui cinquantacinque inediti e mai mostrati al pubblico, sul totale del corpus dell’artista, che è di cinquecento; questo nucleo genovese è il secondo al mondo per numero, dopo quello del Museo Nazionale di Cracovia.

La mostra di Palazzo della Meridiana, segue quella interessante dello scorso anno: Uomini e Dei, intorno alla pittura genovese del seicento nel collezionismo privato, e che presentava già un buon numero di opere di Scorza. La curatrice era la stessa Anna Orlando. Questa esposizione costituisce un salto di qualità dal punto di vista dell’allestimento: accurato, con le sale che si distinguono per colori di fondo ben scelti, vetrine di opere piccole e tele di grandi dimensioni illuminate con attenta cura. Le cinque sale non sono grandissime, ma  risultano, in questa occasione particolarmente raccolte ed adatte alla concentrazione che merita un pittore così attento al particolare, al dettaglio accuratissimo, ed in questa sua ispirazione d’ascendenza nordica, qui messa in risalto dal confronto con artisti coevi fiamminghi che lavoravano in città, ma anche altrove durante il suo esilio e dove appunto poté vedere il loro lavoro.

Alle cinque sale, corrispondono altrettante sezioni del percorso, come suggestioni e spunti di riflessione. Scorza, una vita breve, a nostri occhi, spenta da una febbre mortale; di famiglia aristocratica, discendente dei Fieschi di Lavagna, sposò poi una De Ferrari; originario di Voltaggio, in un entroterra ormai in provincia di Alessandria, arrivò a Genova e lavorò nella bottega di Giovanni Maria Paggi, pittore affermato ed anche lui nobile. Dopo l’apprendistato e le conoscenze nel jet set dell’epoca, già apprezzato, anche dal poeta napoletano Giovanni Battista Marino, costruì un’amicizia fra artisti creando un intreccio fecondo fra arte figurativa e poesia; venne chiamato come pittore di corte dal Duca Carlo Emanuele I di Savoia e fu a Torino per cinque anni. Nel 1625, lo scoppio della guerra fra i Savoia, dalla parte dei Francesi, e la Repubblica di Genova, da quella degli  Spagnoli, portò ad un’accusa a Scorza, di tradimento, con la conseguente condanna all’esilio che gli darà l’occasione a Roma di raggiungere la piena maturità stilistica. Ritornato e “perdonato” per l’intercessione del Cardinale Desiderio Scaglia, potrà nuovamente stabilirsi a Genova, nel 1627 dove i suoi amici influenti erano ormai scomparsi: nel 1625, tanto Marino, quanto il mecenate Gio. Carlo Doria, mentre il suo maestro Paggi morirà nel Marzo 1627. Ma Scorza è un pittore ormai molto solidamente apprezzato; già dal letterato genovese Gio. Lorenzo Imperiale, da Giordano II Orsini, Duca di Bracciano, dai Dal Pozzo di Roma, e poi dal Duca d’Orléans e dalla Regina Cristina di Svezia; a Massa, dal Pricipe Carlo Cybo Malaspina. Per tutti loro Sinibaldo Scorza rappresentava una persona del proprio ambiente, ed in più un colto e raffinato pittore con una mano straordinaria per il disegno.

Le cinque sezioni della mostra, precise e ben definite affrontano e percorrono la storia di un artista sensibile al paesaggio, alle suggestioni nordiche che rivisita a più riprese dipingendo i noti paesaggi delle sue colline in versione invernale, ghiacciata affettuosamente, stilisticamente settentrionale. Ci sono i temi sacri, ovviamente, ma gli animali sono spesso protagonisti di studi accuratissimi,anche in tele mitologiche intorno a Circe ed Orfeo, rivisitati e mostrati qui accanto ad esempi di altri artisti. A conclusione, il bel presepe di figure ritagliate e dipinte.

 

 

(21 febbraio 2017)

 




 

 

 

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