di E.T.
Se il titolo vi suggerisce la sera in cui a Roma avete perso l’ultimo autobus disponibile, nessuno vi ha risposta al telefono, taxi neanche morti, e siete tornati a casa a piedi, ebbene sappiate che l’essenza del libro è più o meno quella roba lì, anche se “L’Ultimo Tram” è proprio, come dice il titolo, una serie di “Storie tragicomiche di un Italia al capolinea”.
Riceviamo il libro di Salamida direttamente dall’editore Salani e speriamo non sia uno di quei romanzi che, nonostante l’invio dell’editore, abbiamo dovuto chiudere dopo sei o sette capitoli a causa di tutto ciò che gli autori pretendevano di dire e non riuscivano nemmeno a costruire sintatticamente; invece Fabio Salamida dice proprio tutto quello che vuole dire, e riesce persino a mettersi in mezzo prendendosi ferocemente per i fondelli, mentre racconta proprio quell’Italia lì che voi state pensando. Ecco. Quella lì. Senza ombra di dubbio.
E’ l’Italia della politica del poveri noi; degli scappati di casa, del poveri noi, degli scappati di casa, del poveri noi. Ed è anche la politica di quelli che hanno capito tutto, e non hanno capito niente, e pensando di avere capito tutto non sanno che non hanno capito niente. E gli ignoranti siete voi. E anche quel bell’uomo di Salamida. E’ una cronaca impietosa e spietata di questi tempi qua, di questa realtà italiana che si racconta come se fosse una realtà altra, e che racconta proprio quella scrittrice lì, quel politico là, quelle disperazioni qua, quelle povertà intellettuali qui, e le miserie di tutto un mondo dove conta solo fingere di essere quello che non si è certi che nessuno verrà a chiederti conto di tanta protervia. E stupidità.
Il Salamida, quel bell’uomo, si mette in mezzo con nome e cognome quando gli pare opportuno, non prima di avere tirato in mezzo l’Italia tutta – dai leghisti al Pd, da Renzi, a Giorgissima come me non c’è nessuna, al popolino terrapiattista – e lo fa parlando di assurdità come tonni dai denti d’acciaio con la stessa faccia di tolla con la quale certa politica del grillo, nel senso di piffero, vi racconta che vi salverà gratis e che non dovrete più fare nulla che non sia appoggiarvi al Sacro contenuto in ogni semi-dio sollevandovi da ogni responsabilità. Che è un po’ anche il vostro sogno, ammettetelo.
Il libro è necessario: certo, se sapete di politica è meglio. Vi divertirete di più. Ma ce n’è anche per chi è appassionato di telenovele e pensa che in ogni anfratto si nasconda una storia d’amore. La storia d’amore c’è anche qui, anzi ce ne sono due: una storia d’amore alla Salamida e un’altra a fosche tinte leghiste, ma sempre amore è. E se di politica e di telenovele non capite niente – non siete gli unici soprattutto nel primo caso, ma almeno non state facendo finta del contrario – ecco allora che “L’Ultimo tram” vi si presenta come una spericolata e divertentissima cronaca di questa Italia demenziale che si spaccia come il meglio, perché non può sopportare l’idea di essere un paese alla canna del gas – e rischia anche di non asfissiarsi più, con questi chiari di luna.
Poi il libro è anche colto. Parecchio. Ma è un dettaglio. Fossi in voi lo leggerei. Di corsa.
(16 luglio 2022)
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