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Di ritorno da Pandora per “Avatar, la Via dell’Acqua” abbagliati da tanta bellezza

di E.T.
Senza soffermarci troppo sulle straordinarie abilità registiche (ed imprenditoriali: obbiettivo incassi 2 miliardi di dollari) di James Cameron e soffermandoci solo per un attimo sul fatto che il film incassa un milione al giorno, soltanto in Italia, possiamo soltanto ritornare al brivido provato quando si è aperto il film: dove la metto tanta bellezza, ora. Se mi commuovo l’adolescente alla mia destra, a rigorosa distanza anti-contagio, riderà di me?

Saremo una ventina in sala, fuori piove a dirotto e noi lì con gli occhi incollati allo schermo e le emozioni che rimbalzano addosso, in frequenti cambi di scena, da un paradiso all’altro, con James Cameron che da perfetto conoscitore dei meccanismi che regolano l’emozione, l’empatia, ti colpisce forte e poi ti porta subito da un’altra parte, a darti un’altra emozione, contornata di ulteriore bellezza e altre emozioni. Ed è straordinario come riesca a descrivere il mondo interconnesso di Ewa, che è esattamente la Terra, dove tutto vive in funzione di qualcos’altro e dove le specie si sostengono tra loro in un profondo e continuo esercizio di compassione che si rinnova nel ciclo eterno di nascita e morte. I buddisti la chiamano origine dipendente. Troppi di noi, al contrario, considerano la Terra dove vivono come una loro esclusiva proprietà: devono sentirsi onnipotenti per trascendere l’idea della loro stessa morte.

Non ci pensa due volte a raccontare, per la seconda volta e in modo secondo noi assai più efficace della prima, che esiste un solo nemico per ogni Terra di ogni universo conosciuto: l’essere umano con la sua protervia, arroganza, disprezzo per l’altro, mancanza di cuore, sete di potere, fame di dominio e che non esisterà nessuna pace realeduratura se quegli esseri umani, in qualunque Terra abitino o pensino di abitare, non trasformeranno il loro cuore. E quindi le loro azioni. E da questo suo osservatorio privilegiato, quello dell’artista, Cameron non fa sconti.

Il resto è grandissimo cinema, andate a vedere il film; James Cameron sceglie come eroina della sontuosa battaglia campale una donna, Neytiri moglie e maestra di Jake Sully, e riesce a creare sequenze subacquee di una bellezza clamorosa attingendo all’esperienza di Titanic (1997) e anche alla sua precedente vita di documentarista sottomarino; si arriva alla fine della pellicola e se non avessi un giornale da impaginare con la mia gente per il giorno dopo, me ne starei seduto a vedermela un’altra volta questa meraviglia che ti toglie il fiato.

Vivevo in Spagna quando uscì il primo Avatar: entrai in sala alle 13.30 e uscii alle 2.30 di notte. Volevo rimanere su Pandora. Nonostante gli umani. Contenuti? Trama? Messaggio [sic]? Li ha messi tra le righe persino Visconti e tanto baito per mancanza di scrittura cinematografica sembra un po’ esagerato per chi continua a scrivere qual è con l’accento.

 

(20 dicembre 2022)

©gaiaitalia.com 2022 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 





 



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