“Laggiù qualcuno mi ama”. Massimo, qua ti amano tutti….

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di Laura Salvioli
Questo documentario sul grande Massimo Troisi è uscito nelle sale il 23 febbraio ed è realizzato da Mario Martone. Il docu-film ripercorre in modo ordinato e puntuale la vita dell’attore napoletano dagli inizi in un teatrino off, passando per la televisione, fino al fortunato approdo al cinema. Troisi nasce in una famiglia che potrebbe dirsi piccolo borghese ma ha sempre avuto un cuore proletario vicino al popolo. Un popolo che, però, osserva sempre con uno sguardo critico e non di compassione, un popolo che analizza ed in cui non sempre si riconosce. Soprattutto in quello napoletano per cui ha un amore viscerale, dimostrato anche dal suo accento mai perso, ma con cui ha anche un sano distacco. Non vuole sempre e solo rappresentare Napoli: lui è napoletano, quella città lo ha plasmato ma sa che se ne deve distaccare. Perché sa che deve dire di più, sa che non deve essere il solito attore napoletano macchiettistico, ma qualcosa di migliore. Qualcuno in grado di “cibarsi” della sua napoletanità, digerirla e farla diventare altro, farla evolvere, crescere.

Sicuramente, come il film mette in evidenza, l’aver scritto tutti i suoi film con una donna giovane e del nord, Anna Pavignano, lo ha aiutato in questo processo di crescita e nella creazione di personaggi femminili molto forti ed affascinanti. Soprattutto, quello che stupisce sempre della sua comicità, non è solo l’essere agrodolce e, direi, quasi malinconica, ma il suo essere profondamente moderna per l’Italia dell’epoca. In più lui era regista e sceneggiatore dei suoi film ed in ognuno di questi ruoli era portatore di una sua particolare visione delle cose che Martone mette in evidenza in modo chiaro e pieno di ammirazione. Ma quello su cui, inoltre, si concentra il regista è il ricordarci che il cinema è un lavoro di gruppo, di collaborazione, che non ci sono gerarchie e che due anime, anche molto diverse, possono incontrarsi e produrre meraviglie ma sempre e comunque in collaborazione. Insomma, vi consiglio questo film se amate Troisi ma anche se non lo conoscete e volete farlo.
Io, personalmente, lo conosco grazie a mio padre ed  è come se quello che i genitori vedono quando noi siamo piccoli passasse a noi come quando ascoltiamo la tv in lontananza, mentre facciamo altro, e poi ci ricordiamo perfettamente tutto quello che è stato detto. Come se, inconsciamente, concetti che da piccoli non potevamo capire rimanessero in noi poi sbocciare all’età giusta. Per me Troisi è questo ho riscoperto che tante cose che penso è come se per osmosi me le avesse trasmesse il sentire i suoi film da piccola grazie all’amore che mio padre ha per lui.

 

(2 marzo 2023)

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