Asteroid City. Come un asteroide sul cuore

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di Laura Salvioli
Questo gioiellino è uscito nelle sale il 28 settembre ed il primo ottobre sono corsa a vederlo. Piccola premessa: Wes Anderson non è un regista per tutti. Non lo dico con la spocchia del radical chic ma, con la consapevolezza che il cinema ha tante sfaccettature e non tutti i film sono apprezzabili da chiunque. Lo si ama solo se si è “allenati” al cinema, se si conosce il linguaggio cinematografico. Finita la premessa passiamo alla trama.

La storia è molto semplice: una serie di personaggi si ritrovano ad Asteroid city nel giorno in cui si celebra la nascita della città che si trova nel mezzo del deserto, e si chiama così proprio perché un asteroide ci è caduto anni addietro. In questa occasione nella cittadina si consegnano dei premi per scoperte scientifiche a studenti plus dotati. Alcuni personaggi sono lì per caso, altri proprio per la premiazione.

Ci sono tante star come in tutti i film di Wes perché, come ho scoperto da poco, tutti gli attori si accontentano della paga minima pur di partecipare ai suoi film. Un dettaglio non da poco che ci ricorda che, sì il cinema è un’industria ma è anche e, soprattutto, arte meravigliosa. Arte collettiva. Ci sono poi tutti i tratti distintivi di Wes: gli adolescenti, le situazioni agrodolci, le battute sagaci, le famose inquadrature simmetriche e i suoi amati colori pastello. Come sempre Anderson non si limita a fare un film, lui crea un mondo. Una città inventata che, questa volta lo è palesemente, descritta dalla stupenda voce narrante di Bryan Cranston che fa da sceneggiatore; poi c’è anche la rappresentazione teatrale del film stesso in un continuo cambio di registro affascinate e avvolgente.

Tanti personaggi e tanti dettagli visivi che ti riempiono il cuore e l’anima dando un senso di ordine e, quindi, di pace. Tutto questo complesso apparato ha fatto dire ad alcuni che questo film sia solo forma e poca sostanza. E, sinceramente, credo che succeda perché tutte le volte che un film è esteticamente notevole molti vedono solo quello. Come quando sentiamo una canzone con un ritmo così coinvolgente che le parole ed il loro senso ci arrivano molto dopo. Anche io ho impiegato tempo ad elaborarlo come quando senti una forte emozione e, solo dopo che te ne distacchi la capisci veramente e la assapori. I tanti personaggi ed i numerosi registri utilizzati sono asserviti al messaggio finale che, almeno per me, è: noi siamo solo uno sputo su una pietra in mezzo a mille galassie, l’universo andrebbe perfettamente avanti anche senza di noi. Non tutto deve avere un senso e, soprattutto, “non ti puoi svegliare se non ti addormenti”, cioè non puoi capire veramente la realtà se non sai sognare, se non sai farti trasportare in un altro mondo.

Esattamente questo fa il cinema, creando mondi che non esistono per farci capire la realtà.

 

 

(7 ottobre 2023)

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