di Alessandro Paesano twitter@Ale_Paesano
Quando a Jean-Pierre medico di campagna viene diagnosticato un cancro si affianca a Nathalie una medica fresca di tirocinio (e con 10 anni di infermiera alle spalle prima di studiare medicina). Le diffidenze maggiori che Nathalie deve affrontare non sono quelle dei paesani e paesane da visitare ma quelle di Jean-Pierre che mette la donna alla prova in tutti i modi senza farla mai desistere, anzi.
Medicin de campagne (Francia, 2016) di Thomas Lilti ci racconta da un lato dell’esperienza di questa donna non più ragazza, sensuale e brillante, alle prese con la realtà di un posto di campagna (dal figlio ritardato di una contadina al vecchio 92enne che vuole morire a casa e non in ospedale) e anche, impercettibilmente, il nascere dell’amicizia tra medico e medica, l’inserimento di Nathalie nel paese e il suo approccio ai e alle pazienti diverso e non antagonista, ma complementare.
Un film grande che emoziona e commuove e dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno , come il cinema non ha nulla da invidiare al romanzo. Magnifico François Cluzet nel ruolo di Jean-Pierre, al quale tiene testa una grandissima Marianne Denicourt.
Tutto il casting è indovinatissimo senza mai che nessuna caratterizzazione, nessun dettaglio personale risulti finto od oleografico.
Grande grandissimo cinema francese che arriva in Italia grazie a un festival importante, necessario, irrinunciabile.
(10 aprile 2016)
©gaiaitalia.com 2016 – diritti riservati, riproduzione vietata
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