Rendez-Vous Festival 2017 #Vistipervoi “Planétarium”, disorganico e irrisolto, ma Natalie Portman è bravissima

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di  Alessandro Paesano  twitter@Ale_Paesano

 

 

 

 

 

Planétarium (t.l. Planetario) (Francia/Belgio, 2016) è il terzo film di Rebecca Zlotowski, autrice francese di origini polacche.
La pellicola è un racconto in flashback degli anni che precedono la seconda guerra mondiale e vede protagoniste le due giovani sorelle americane Fox che lavorano nei teatri parigini come medium. In una seduta privata aiutano il produttore André Korben a entrare in contatto con una presenza misteriosa. L’uomo, affascinato, scrittura le due sorelle facendo della più grande un’attrice e della più giovane una cavia per degli esperimenti “scientifici” atti a catturare una prova evidente e tangibile dei suoi poteri mediatici.

 

Il film ha un andamento pieno di ripetizioni e di scene che rimangono a sé senza davvero contribuire a uno sviluppo organico della storia. Molti i nodi irrisolti. Le due sorelle sono millantatrici o hanno davvero dei poteri medianici? Cosa rende la sorella maggiore attrice, le sue capacità di imbonire il pubblico o il suo essere medium? Ancora, la figura misteriosa che sembra attanagliare la gola di Korben è una presenza concreta o è solo la metafora di un malessere interiore? Il film non ci evince e prosegue inesorabile.
Diversi anacronismi e svariate inesattezze storiche connotano il film di una ambiguità temporale ingombrante, nonostante i riferimenti al nazismo non lascino margine d’errore: allora perché ci vengono mostrati dei proiettori a manovella che sono di almeno 15 anni prima? Anche lo spiritismo e i tentavi di Korber di registrare su pellicola le emanazioni della giovane medium sono eventi più in sintonia con la società di fine ottocento.
Non a caso tra i riferimenti storici del film oltre al caso del produttore Bernard Natan vittima di una campagna antisemita, ci sono le tre sorelle americane Fox e il loro spiritismo risalenti al 1848…

Certi raccordi visivi del film come l’impiego dell’iris, tipico del cinema muto, che serviva per evidenziare porzioni dello schermo o per suggellare la fine di una parte della narrazione, sono usati in Planétarium con mera funzione esornativa contribuendo alla confusione narrativa in cui il film sviluppa il suo racconto.
Eppure la parabola di Korben che, ossessionato dai suoi fantasmi, dilapida i capitali del film per filmare l’infilmabile, mentre il Nazismo avanza indisturbato, si fa disturbante metafora del nostro presente.

Il film, sia inteso come narrazione per immagini che letteralmente come pellicola filmica diventa così il presupposto di un oltre  pirandelliano e teosofico, anch’esso più vicino al cambio di secolo che alla seconda metà degli anni 30′, che emerge tra le maglie un po’ slabbrate di una trama distratta e inconcludente, ripetitiva e incongruente.

 

Natalie Portman sa districarsi in un ruolo non facile con una bravura tutta a sottrarre e piena di misura. Laura Barlow è un po’ persa nel personaggio della sorella più giovane che la sceneggiatura (che la regista firma assieme a Robin Campillo) non sa decidersi se trattare come bambina o giovane donna, mentre Emmanuel Salinger è un produttore cinematografico ambiguo e agghiacciante al punto giusto dando al film quella coloritura gotica altrimenti assente.

Ininfluente, per il personaggio, anche se mai banale, per la recitazione, il cameo di Louis Garrell. Piacevole infine, anche se completamente gratuito, il nudo frontale integrale di  Damien Chapelle, mentre Natalie Portman ci regala un profilo di nudità sdraiata a pancia sotto mentre prende il sole.

 

Il film è distribuito in Italia da Officine UBU a partire dal 16 aprile.

 




 

(7 aprile 2017)

 

 

 

 

 

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