di Alessandro Paesano twitter@Ale_Paesano
Il Nordic Film Fest entra nel vivo della programmazione presentando 4 film diversi ma dalla stessa preziosa caratura.
Si è cominciato con lo splendido Hotell (preferiamo riportare i titoli originali dei film e non quelli internazionali in inglese con i quali sono stati rubricati nel programma) (Svezia, 2013) di Lisa Langseth, alla sua opera seconda, che racconta della giovane Erika, traumatizzata da un parto difficile che ha dato alla luce un figlio malato che la giovane donna non riesce nemmeno a tenere in braccio.
Erika inizia così una terapia di gruppo nella quale i traumi delle altre persone che vi partecipano le sembrano futili e sciocchi. Quando il gruppo decide di isolarsi dalla contingenza delle rispettive vite alla ricerca di una felicità che non ha ancora raggiunto anche Erika parte per un viaggio che di Hotel in Hotel vede il gruppo presente e disponibile ad aiutare ogni singolo e singola componente nelle sue esigenze in maniera diretta ed elementare.

Hotell è un film sorprendente e dal respiro del romanzo per la capacità di trattare storie vissuti e psicologie dei personaggi e con un approccio laico alla vita difficile da avere per noi popolo cattolico.
Langseth sa cogliere la gioia della vita sia che si tratti di assecondare la mancanza di affetto materno di un giovane uomo, cui si presta teneramente proprio Erika, sia che riguardi la stima di sé e del proprio corpo di una donna non più giovane che vuole fare sesso (e ci riesce con uno sconosciuto incontrato in albergo grazie alla complicità di tutte le altre persone del gruppo) senza che queste conquiste avvengano in un mondo idilliaco o non abbiano conseguenze, anche negative (la donna in cerca di sesso verrà trattata male dal figlio di un altro uomo alla corte del quale ha appena cominciato a cedere) a ricordare che ogni nostro comportamento implica sempre una assunzione di responsabilità. Proprio quella assunzione che Erika non sa o non vuole fare.
La mdp di Langseth coglie comportamenti e sentimenti umani con un pudore che commuove, come quando Erika e l’uomo che ha bisogno di cure materne si ritrovano a giocare con un bambino di otto anni nella sua stanza di albergo e mamma Erika finisce col fare il bagnetto a entrambi. Uomo che quando Erika, finalmente sfogata la sua disperata rabbia, si ferisce con dei vetri, si prende cura di lei conducendola fuori dall’hotel tenendola in braccio.
Langseth, che firma anche la sceneggiatura, non si dimentica che Erika è la sua protagonista ma per farla arrivare ad affrontare la propria empasse di madre che non sa accettare un figlio menomato la conduce in un percorso collettivo solo alla fine del quale affronta le proprie responsabilità tornando nell’ospedale dove il neonato l’aspetta.
Quel primo incontro tra madre figlio neonato resta un fatto privato che il film non ci mostra. L’importante è che Erika sia ora capace di gestire le proprie emozioni.
Hotell è una perla del cinema svedese, che bisogna vedere con occhio non sessuofobo (altrimenti certe scene potrebbero indurre in imbarazzanti fraintendimenti) che si avvale nel ruolo della recitazione di Erika Alicia Vikander premio Oscar 2016 come migliore attrice non protagonista per The Danish Girl (Usa, Gran Bretagna, 2015) di Tom Hooper.
(23 aprile 2016)
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